Tassa di soggiorno. I Comuni la vogliono. E alcuni la
utilizzano proprio per adeguare i loro territori all’accoglienza turistica. Ma
non tutti. Gli albergatori sono generalmente contrari perché ritengono che
riduca la competitività del sistema turistico senza apportare concreti
benefici. Ma c’è anche fra loro chi invece ritiene che si può fare, se
utilizzata esclusivamente a vantaggio della qualità dei servizi per il turismo.

Se n’è discusso in un incontro a Cisternino dal titolo
“Tassa di soggiorno, parliamone” al quale erano presenti i sindaci della Valle d’Itria di Ostuni, Cisternino, Alberobello, Martina
Franca, Locorotondo, Ceglie Messapica. Hanno partecipato all’incontro
l’Assessora all’Industria Turistica della Regione Puglia, Loredana
Capone, Patrizio Giannone, Dirigente Dipartimento Turismo Regione Puglia,
Alessandro Nucara, Direttore Nazionale Federalberghi, Michele Longodelegato Anci turismo e sindaco di Alberobello e Francesco Caizzi, Presidente Regionale Federalberghi.

Gli albergatori hanno sollevato la questione
dell’abusivismo: ci sono tante strutture che sfuggono completamente ai
controlli e va fatta una lotta seria contro l’abusivismo. Altra questione la
destinazione della tassa di soggiorno che dovrebbe essere destinata ai servizi
per il turismo; e su questo c’è chi si è impegnato, come l’assessore Mario
Saponaro del Comune di Cisternino, una volta approvata la tassa, a vincolarla a
supporto del turismo.

“La tassa di soggiorno è in capo ai comuni e quindi
rispettiamo l’autonomia comunale. Di certo però sarebbe importante che questa
tassa, una volta che   si decida di applicarla, la si possa
utilizzare a vantaggio del turismo e a vantaggio degli operatori – ha
affermato l’assessora all’Industria Turistica e Culturale, Loredana Capone –. Insomma
la tassa dovrebbe avere una ricaduta diretta sull’incremento del turismo e
sulla qualità dei servizi offerti nelle varie città. Questo determinerebbe un
vantaggio sostanzialmente per tutti e potrebbe anche contribuire al
miglioramento della qualità ricettiva.  Se tassa ci deve essere, sarebbe
opportuno che avesse un solco proprio, una sorta di destinazione vincolata a
beneficio dei turisti e quindi indirettamente degli stessi operatori turistici”.

La tassa di soggiorno è applicata in quasi tutte le nazioni
europee con formule diverse e in Italia dove non si hanno dati certi; secondo
la Banca d’Italia nel 2016 i Comuni che applicavano l’imposta di soggiorno
erano 950. In Puglia sono 27 i Comuni che la hanno già varata.

“In mancanza di una competenza normativa regionale in
materia di armonizzazione di tributi locali, ed in mancanza delle disposizioni
attuative statali, l’unica strada possibile, sul piano amministrativo, è
quella, come già fatto in altre regioni, che passa attraverso la conclusione di
un protocollo di intesa – accordo tra soggetti impositori- ha affermato
Patrizio Giannone – Accordi di questo tipo sono già stati posti in essere
in Toscana e Sicilia, e prevedono  dei percorsi condivisi con Airbnb ed
altre piattaforme per la riscossione dell’imposta di soggiorno”.