Di seguito una nota dell’avvocato barese Michele Laforgia.
“Il Ministro dei trasporti Toninelli ha chiesto scusa per le vittime del
disastro ferroviario di Pioltello “a nome dello Stato”: “l’Etat, c’est moi”,
come disse Luigi XIV alias il Re Sole, che pure sembra fosse più modesto e
questa frase probabilmente non l’ha mai pronunciata. Ha dichiarato, Toninelli,
che “la più grande opera è la manutenzione ordinaria e straordinaria” e che non
averla fatta è una sconfitta. Ci aspettiamo che il Ministro della Giustizia verrà
presto a dire le stesse cose a Bari, dove gli uffici giudiziari penali sono
stati sfrattati, da maggio, per l’inagibilità del palazzo in cui erano
provvisoriamente ospitati, da 18 anni, in attesa della prossima, da più di
trent’anni, costruzione del nuovo Tribunale. Bonafede ci aveva messo la faccia quando
è venuto a visitare le tende, e dopo aver fermato tutto per due mesi – vantandosi
pubblicamente della trovata – ha avviato la diaspora, sparpagliando aule e
uffici in sei o sette diversi plessi tra Bari, Modugno e Bitonto. Un meccanismo
fragilissimo, in cui i Giudici lavorano in open space, uno di fronte all’altro
come in un call center, e gli interrogatori di garanzia degli arrestati si
svolgono in pochi metri quadri, con gli avvocati in piedi e tutti gli altri in
attesa nei corridoi, gomito a gomito come alla fermata del tram. Un meccanismo
che in questi giorni è andato in pezzi per effetto degli allarmi bomba, del
maltempo e dei blackout, con conseguenze surreali. Le foto pubblicate sui
social riproducono il disastro quotidiano della transumanza dei fascicoli e le
condizioni indecorose in cui magistrati, personale amministrativo e avvocati si
trovano a operare per garantire la continuità del servizio. E già, perché la
giustizia, soprattutto quella penale, è un servizio che non dovrebbe essere
interrotto o sospeso a piacimento, né svolgersi in condizioni lesive per la
dignità delle persone: vale per Cesare Battisti, vale per i nostri imputati e
testimoni, oltre che per i detenuti in attesa di giudizio, scarrozzati da un
palazzo all’altro e parcheggiati nelle aree di servizio in attesa di accedere
nelle aule.

Nel frattempo, si svolgerà, nell’aula magna della Corte di
Appello, la solenne cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. In altri
tempi le inaugurazioni venivano disertate o clamorosamente contestate
dall’avvocatura, talvolta anche dalla magistratura associata, per protestare
contro le politiche della giustizia. Quest’anno sarebbe stato meglio
soprassedere del tutto, visto che non c’è proprio nulla da inaugurare: neppure
un modesto Tribunale di provincia”.