I finanzieri
della Sezione anticorruzione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di
Barihanno eseguito una misura cautelare personale nella notifica della misura
interdittiva della sospensione dall’esercizio della pubblica funzione di
Presidente della Commissione Tributaria di Bari, per la durata massima di
dodici mesi per tutti i reati contestati (falso e truffa, in concorso), nei
confronti di Filippo Bortone, magistrato ordinario in pensione. La misura
è stata disposta dal gip presso il Tribunale di Foggia su richiesta
della Procura della Repubblica di Foggia, nell’ambito di una complessa indagine
svolta dalle Fiamme Gialle baresi in con la collaborazione la Sezione di
Polizia Giudiziaria presso la Procura del capoluogo dauno.

L’attività
investigativa è una costola di quella più ampia, denominata “Giustizia
Privata” diretta dalla procura  di Foggia, che vide coinvolti
numerosi pubblici dipendenti e magistrati  – togati e non – delle
Commissioni Tributarie Provinciale e Regionale  – sezione staccata di
Foggia – indagati per vari reati quali corruzione, falso e truffa, e culminata,
nel novembre 2017, con l’arresto di 13 persone.

A stralcio
di quell’indagine, fu avviato un secondo filone investigativo che ha visto
coinvolti il Presidente della Commissione Tributaria Provinciale di Bari, oggi
destinatario della misura interdittiva, insieme ad altri due indagati già
coinvolti nella prima tranche. Secondo la tesi dell’accusa l’indagato, negli
anni 2013-2016, in quanto Presidente di varie sezioni della Commissione
Tributaria Provinciale di Foggia prima e di Bari poi, quale giudice relatore di
centinaia di sentenze, sottoscriveva i predetti provvedimenti in realtà redatti
materialmente da terzi estranei alla funzione giurisdizionale.

Di conseguenza, limitandosi esclusivamente a sottoscrivere le sentenze redatte
da altri, induceva in errore il Ministero dell’Economia e delle Finanze  –
ente erogatore del compenso spettante per la redazione di ciascun provvedimento
giurisdizionale -, in ordine alla genuinità e alla “paternità” delle
stesse