La Puglia è una delle sette regioni con la rete oncologica
“deliberata e attivata” ed è l’unica al Sud. Lo ha annunciato il
direttore generale dell’Aress Puglia commentando anche i primi risultati
dell’organizzazione della rete oncologica pugliese illustrati questa mattina a
Bari nel corso di un evento, svoltosi presso l’Istituto Tumori IRCCS
Giovanni Paolo,  dedicato a:  “ONCORETE/Sharing and
Innovation System”, organizzato da Motore Sanità. La certificazione
ufficiale di essere tra le sette regioni italiane che hanno attivato la ROP è
arrivata la scorsa settimana, nell’ambito della giornata dedicata allo stato
dell’Oncologia in Italia organizzata a Roma dall’Aiom, l’associazione italiana
di oncologia medica.

Secondo il direttore generale Aress, questo importante
risultato nazionale, a distanza di un anno, dimostra che la rete
oncologica in Puglia è viva, non solo da un punto di vista progettuale e di
disegno amministrativo, ma soprattutto è viva dal punto di vista clinico e di
presa in carico del paziente. I dati illustrati questa mattina, aggiornati alla
giornata di ieri, sono relativi agli interventi eseguiti in Puglia di chirurgia
oncologica sui 5 tumori più frequenti negli uomini e nelle donne, e cioè quello
alla mammella, al polmone, alla prostata, all’utero e al colon retto sono. Gli
interventi chirurgici sono aumentati dell’8 per cento nel 2018 rispetto al
2017. I cinque tumori monitorati rappresentano la casistica più frequente e
circa 11mila delle nuove diagnosi annue di tumore.

L’aumento della produttività degli ospedali pugliesi, così
come dimostrano i dati, comporterà sicuramente, per il direttore generale
Aress, un ulteriore calo di mobilità passiva, calo già registrato nel 2017.
  Nello specifico dei dati, il tumore che ha avuto una impennata maggiore
di numero interventi, diminuendo quindi i viaggi della speranza fuori regione,
è quello alla prostata. Gli interventi nel 2018 infatti sono stati il 21% in
più rispetto al 2017, da 998 interventi si è passati a 1230. Ben l’80 per cento
della chirurgia alla prostata è stata fatta in sei strutture pugliesi. Al primo
posto, il Miulli ad Acquaviva delle Fonti, seguita dagli ospedali Riuniti di
Foggia, dal Policlinico di Bari, da Casa Sollievo della Sofferenza a San
Giovanni Rotondo, dall’ospedale Cardinal Panico di Tricase e infine
dall’ospedale Valle d’Itria a Martina Franca.

Per quanto riguarda invece gli interventi chirurgici per il
cancro al seno, si registra un 8% in più rispetto al 2017. Complessivamente gli
interventi sono stati 3.293. Di questi l’80 per cento (2.702) sono stati
eseguiti in 11 strutture ospedaliere. Prime fra tutte, l’Irccs Giovanni Paolo
II a Bari, seguite poi (in ordine decrescente) da Casa Sollievo della
Sofferenza a San Giovanni Rotondo, San Paolo e Policlinico a Bari, Città di
Lecce, Perrino  a Brindisi, Ospedali Riuniti a Foggia, Santa Maria e Mater
Dei a Bari, cliniche D’Amore e Santissima Annunziata a Taranto. Per le
patologie oncologiche invece riguardanti il cancro all’utero e il cancro al
polmone, entrambe registrano nel 2018 un aumento di interventi del 5% rispetto
al 2017.

 

Nel 2018 sono stati 721 gli interventi eseguiti per tumore
al polmone, di cui 596 (l’80%) sono stati realizzati maggiormente al Vito Fazzi
di Lecce, seguito da Irccs Giovanni Paolo II a Bari, Casa Sollievo della
Sofferenza a san Giovanni Rotondo, Ospedali Riuniti a Foggia e Policlinico a
Bari.

 

Gli interventi eseguiti infine per il cancro all’utero nel
2018 sono stati 668, di cui l’80% (551) in dieci strutture. La prima struttura
a fare questo tipo di interventi è la struttura del Policlinico di Bari,
seguita poi dal Miulli di Acquaviva, dal Vito Fazzi di Lecce, dal Santissima
Annunziata di Taranto, dall’Irccs Giovanni Paolo II e dalla dalla Mater Dei di
Bari, dalla Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dal
Cardinal Panico di Tricase, dagli Ospedali Riuniti di Foggia e dal Perrino di
Brindisi.

 

Infine per quanto riguarda il tumore al colon retto, gli
interventi chirurgici nel 2018 sono aumentati del 4% rispetto al 2017.  

 

Per il direttore generale dell’Aress Puglia, è evidente che
ci sia stato un incremento dell’offerta, laddove le strutture pugliesi hanno
incrementato l’attività. Dai dati emerge anche come ci sia una tendenziale
concentrazione di interventi fondamentalmente su centri che si specializzano
sempre di più.