Nel Rapporto Ecomafia 2019 la Puglia è nuovamente al terzo
posto nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale con 2.854 infrazioni.
L’abusivismo edilizio, i reati legati al ciclo dei rifiuti e quelli contro la
fauna non accennano a diminuire.

Sono questi in sintesi i dati nazionali che emergono dal
report annuale sulle illegalità ambientali di Legambiente.

“La nostra regione continua ad essere martoriata dalle
discariche abusive, dagli abbandoni e dalla combustione illeciti dei rifiuti –
ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia -. Gli
abbattimenti delle costruzioni abusive continuano a essere sporadici: solo il
16,3% delle ordinanze di demolizione emesse sono state eseguite. A tal
proposito, da sempre ribadiamo che il miglior deterrente al nuovo abusivismo
rimane l’abbattimento degli immobili fuorilegge e quindi il ripristino della legalità. I
numeri pugliesi di Ecomafia 2019 sono il frutto del capillare lavoro di
controllo del territorio e di contrasto alle illegalità ambientali svolto in
tutta la regione dalle Forze dell’Ordine e dalla magistratura che, ormai da
quattro anni, possono contare sulla legge sugli ecoreati contro chi pensa di
lucrare a danno della salute dei cittadini e del territorio”.

Nella classifica regionale 2018 dell’illegalità
ambientale, la Puglia occupa nuovamente il terzo posto con 2.854
infrazioni accertate (il 10,6% sul totale nazionale), 751 sequestri
effettuati, 2.669 persone denunciate e 8 arrestate. In
quella nazionale le province di Bari, Foggia, Lecce,
Taranto e Brindisi sono rispettivamente al terzo, sesto,
decimo, undicesimo e sedicesimo posto con 711, 626, 473, 459 e 369
infrazioni accertate.         

 Nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia
rimane al secondo posto con 947 infrazioni accertate (l’11,9%
sul totale nazionale), 828 persone denunciate, 6 arrestate e 269
sequestri effettuati; a livello nazionale, Foggia, Bari e Brindisi sono
rispettivamente al secondo, settimo e ottavo posto con 310, 123
e 120 infrazioni accertate.

Una delle inchieste più emblematiche è stata eseguita a
febbraio scorso dalla Guardia Costiera del Nucleo Operativo di Polizia
Ambientale della Direzione Marittima di Bari, su delega della Direzione
Distrettuale Antimafia di Bari. L’operazione, denominata Dirty Mirror, ha
svelato un’attività organizzata dedita al traffico illecito di rifiuti
speciali, anche pericolosi. Al centro dell’inchiesta un’azienda di Mola di Bari
attiva nel settore delle costruzioni stradali, idriche e fognarie. In
particolare, sarebbero state accertate dagli inquirenti, dal 2014 al 2017, più
di 700 operazioni illecite di trasporto e smaltimento per oltre 18.000
tonnellate di rifiuti speciali, peraltro trasportati da soggetti privi di
autorizzazione, non iscritti all’Albo nazionale dei gestori ambientali.
L’indagine, durata circa due anni, ha preso avvio dal controllo di un camion
che trasportava rifiuti e ha permesso agli investigatori di risalire
all’attività della società di Mola di Bari, di cui sono stati esaminati oltre
1.200 Formulari di identificazione dei rifiuti (Fir) per un volume di quasi
34.000 tonnellate di rifiuti gestiti e smaltiti. L’espediente era quello di
classificare rifiuti pericolosi per non pericolosi, simulando operazioni di
trattamento mai avvenute.

Nel 2018 e nei primi 5 mesi del 2019, gli uomini della
Guardia di Finanza del Comando Regionale Puglia hanno sequestrato 3.945
tonnellate di rifiuti industriali, 1.349 tonnellate di rifiuti urbani, 2.525
di rifiuti speciali e 11 discariche abusive e constatato un’evasione
dell’ecotassa per un ammontare complessivo pari a euro 49.635.277,29.

Dal 2002 al 1 luglio 2019, in Puglia ci sono
state 76 inchieste contro attività organizzate per il traffico
illecito dei rifiuti, circa il 16,5% delle inchieste su tutto il
territorio nazionale. Queste hanno portato a 201 ordinanze di
custodia cautelare, 549 persone denunciate e coinvolto 86
aziende con oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrate.

Con l’operazione Black Summer, i militari del Nucleo
Operativo Ecologico dei Carabinieri di Bari hanno individuato un traffico
illecito di rifiuti speciali. In particolare, su un area demaniale a ridosso
della battigia di Margherita di Savoia (Bat) sono state smaltite illecitamente
oltre 41.000 tonnellate di rifiuti speciali, in particolare fresato d’asfalto,
inerti da demolizione e materiale proveniente da attività di cantiere.

La Puglia rimane la base logistica, la porta
d’ingresso o d’uscita, per i traffici internazionali di rifiuti costituiti
principalmente da rottami ferrosi, materiali plastici, rifiuti elettrici ed
elettronici, carta, cartone e vetro, che i trafficanti immettono nei circuiti
illegali del riciclo. Il Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestali
di Bari, lo scorso anno, ha proceduto al sequestro di un container presso il
porto di Bari contenente ritagli di spugne imballate con filo di ferro, oggetto
di spedizione in Giordania. Il materiale derivante dalla lavorazione di
imbottiture per divani veniva spedito da una ditta di Altamura privo di
documentazione attestante la certezza della destinazione e dell’utilizzo
finale, qualificandosi così come rifiuto.

Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento,
la Puglia si conferma al terzo posto con 730 infrazioni
accertate (l’11,1% sul totale nazionale), 893 persone denunciate, 1
arrestata e 260 sequestri effettuati.  

 

A livello nazionale, Bari e Lecce sono
rispettivamente al settimo e nono posto con 178 e 152
infrazioni accertate.

 

Sulla costa si materializzano i peggiori ecomostri come
villette, piscine, lidi, ristoranti, campeggi, resort, spesso costruiti
direttamente sulla sabbia e per i quali gli interventi di abbattimento
continuano ad essere sporadici. In Puglia, dal 2004 a giugno
2018 sono state emesse 2.252 ordinanze di demolizione, ma solo 366 sono
state eseguite. Questo significa che solo il 16,3%  degli immobili
abusivi sono stati abbattuti. Lo scorso aprile Legambiente Puglia ha
inviato una diffida al Sindaco di Rodi Garganico a disporre l’immediata
demolizione dell’ecomostro Roccamare in esecuzione della sentenza definitiva
del Consiglio di Stato che ha confermato le precedenti decisioni del TAR
Puglia, rigettando l’appello dei costruttori. Nessun abbattimento ancora per il
villaggio di Lesina, a Torre Mileto nel foggiano, con le sue 2 mila e 800
villette abusive costruite sulla lingua di sabbia che separa il mare del lago.
Così anche per il villaggio turistico Pino di Lenne a Palagiano, sul golfo di
Taranto, una lottizzazione abusiva dichiarata tale già nel 1987. Nel Salento,
invece, la Procura della Repubblica di Lecce prosegue da alcuni anni con
interventi di demolizione. Un’attività che ha indotto molti proprietari a
demolire di propria iniziativa, senza aspettare l’azione delle istituzioni.