I
recenti eventi meteorici abnormi ed inconsueti hanno piegato ancora di più l’agricoltura pugliese. Alberi
sradicati, impianti arborei collassati al suolo, frutti e foglie strappati,
allagamenti e protezioni delle colture più pregiate spazzate via dalla forza
degli eventi, capannoni agricoli danneggiati. Per molti un anno di lavoro,
sacrifici ed investimenti spazzato via in pochi attimi. Ormai la
tropicalizzazione del clima

“Occorre
ora una ferma presa di posizione e la più seria consapevolezza di quanto sta
accadendo e di quanto si verifica con frequenze sempre più ravvicinate sul
nostro territorio e sulla nostra agricoltura, è tempo di prendere decisioni
importanti che tutelino definitivamente il duro lavoro dei nostri agricoltori –
afferma il presidente Assoproli , Pasquale Mastandrea – è necessaria una
pianificazione e gestione territoriale che tenga conto di questi accadimenti, è
auspicabile poter ricorrere alle assicurazioni, stipulando accordi con le
compagnie assicurative al fine di tutelare gli imprenditori agricoli”.

In
questi giorni i tecnici Assoproli hanno potuto constatare durante i
sopralluoghi compiuti settimanalmente per il monitoraggio dei patogeni e per
l’assistenza tecnica alle numerosissime aziende olivicole associate, i notevoli
danni arrecati dopo la violenta grandinata e i forti venti che hanno
interessato in maniera più infausta nella provincia di Bari, soprattutto i
territori di Bitonto, Santo Spirito, Palese, Polignano, Monopoli ma anche
quella di Brindisi con particolare riferimento a Fasano, Pezze di Greco,
Carovigno e Taranto con Castellaneta Marina e Ginosa. A distanza di 24 ore, il
sabato, nuovamente le campagne pugliesi sono state interessate stavolta da
piogge torrenziali in agro di Sannicandro, Acquaviva, Rutigliano Conversano,
Castellana e Turi.

I
tecnici Assoproli hanno già consigliato di intervenire con trattamenti a base
di rame sulle colture interessate dalle manifestazioni atmosferiche per
impedire/contrastare l’insorgenza di malattie fungine o altre di natura
batterica che potrebbero compromettere l’efficienza della chioma, la
accrescimento delle drupe e quindi favorirne la cascola.

“Infine,
– conclude Pasquale Mastandrea – ci si augura soltanto che tutta la grandissima
quantità d’acqua caduta venga ad essere conservata negli invasi a tal uopo
preposti per essere messa a diposizione dell’agricoltura nei momenti di
bisogno. Sarebbe una beffa, infatti, se poi ad agosto o nelle prime fasi
dell’autunno si gridasse ad una nuova emergenza idrica a causa dell’incuria in
cui versano le strutture idriche e gli invasi della regione, dopo gli
incredibili volumi d’acqua incamerata”.