Pagato 1,80 euro all’ora per fare il pastore e occuparsi di
numerose mansioni. L’uomo ridotto in condizioni di sfruttamento è un cittadino bengalese
di 24 anni, impiegato in una azienda agricola di Casamassima. I carabinieri
hanno effettuato un controllo dopo aver osservato il 24enne durante l’arco
della giornata.

Dalle verifiche sono emerse evidenti condizioni di
sfruttamento: il bengalese, infatti, era impiegato come autentico factotum,
occupandosi di tutte le attività inerenti gli animali, ovvero mungitura,
pulizia, pascolo, lavorando in media 11 ore al giorno in cambio di 1,80 euro
allora, quando il contratto collettivo nazionale, per le stesse mansioni, ne
prevede almeno 10. L’uomo non riceveva lo stipendio da circa due mesi.

All’operaio non era riconosciuto il diritto del riposo o
delle ferie, praticamente mai fruiti, e veniva impiegato senza aver mai
conseguito la minima formazione sui rischi per la salute e sicurezza ai quali
si espone il lavoratore per simili carichi, ne era stato sottoposto alla
prescritta visita medica, finalizzata ad accertare le condizioni di salute in
relazione all’incarico.

Al bengalese era riservato un alloggio fatiscente ed in
cattive condizioni igieniche, come certificato dai medici dell’Asl. Si trattava
di un container, costruito assemblando le cabine di un camion, nel quale la
cucina era costituita da un fornello alimentato da una bombola di gas, mentre
per i servizi igienici si serviva di un pozzo, lo stesso utilizzato dagli
animali per abbeverarsi.

Il datore di lavoro aveva imposto le sue volontà,
rifiutando qualsiasi aumento di stipendio e approfittando dello stato di
difficoltà della vittima, costretta ad accettare qualsiasi condizioni, anche di
sfruttamento, pur di inviare quanto guadagnato a moglie e figli nel paese di
origine.

Al termine degli accertamenti l’imprenditore è stato
arrestato con l’accusa di sfruttamento del lavoro e favoreggiamento
all’immigrazione clandestina, inoltre gli sono state contestate altre
violazioni connesse quali: l’omessa formazione dei dipendenti sui rischi per la
salute e sicurezza sul lavoro e mancata valutazione delle condizioni di salute
in relazione all’impiego; l’impiego di lavoratori subordinati “in nero”, la
violazione delle disposizioni per il contrasto del lavoro, ed il  divieto
di assunzione di lavoratori privi di permesso di soggiorno. Su disposizione
della competente A.G., D.F.D. è stato sottoposto agli arresti domiciliari. Contestualmente
sono state elevate sanzioni amministrative ed ammende per quasi 60.000,00 euro
e la sospensione dell’attività produttiva.