Sharing Economy: provando a tradurre il termine in lingua italiana con parole spicciole sarebbe proprio economia della condivisione. Potrebbe sembrare un concetto näive ma in realtà, se solo vi fermaste a pensare bene, notereste come già oggi utilizziamo moltissimi servizi in sharing economy. Vi dice niente AirBnb? E BlaBlaCar? Questi sono solo alcune delle realtà legate al concetto di sharing economy che si divide poi in tantissimi settori come quello dell’accoglienza o della mobilità. Nel 2015 l’Oxford Dictionary ha così definito l’economia di condivisione: “È un sistema economico in cui beni o servizi sono condivisi tra individui privati, gratis o a pagamento, attraverso Internet. Grazie alla sharing economy, si può agevolmente noleggiare la propria auto, il proprio appartamento, la propria bicicletta o persino la propria rete wifi quando non li si utilizzano”. Settori economici e sociali sono dunque sempre più interessati dall’economia della condivisione che, anno dopo anno, acquisisce sempre più importanza a livello internazionale per la sua duttilità, flessibilità ed adattabilità. Per questo motivo ad oggi si definiscono diverse tipologie di condivisione in base al campo di appartenenza e di funzionalità. La Sharing Mobility per esempio rappresenta la condivisione della mobilità e, in soldoni, la possibilità di spostarsi tra luoghi e città differenti attraverso mezzi condivisi. Il car sharing, lo scooter sharing e il bike sharing fanno parte di questa realtà nuova di condivisione. La Peer-to-Peer Economy (P2P) è un settore della sharing economy nato in concomitanza col concetto di economia di condivisione. Il termine fu coniato nel 1957 da M. Bauwens che intendeva con esso un modello decentralizzato un modello decentralizzato dove individui interagiscono per comprare o vendere beni e servizi direttamente l’uno con l’altro, senza intermediazione di una terza parte, o senza l’uso di un’azienda. Gli On-Demand Services oppure Economia On Demand rappresenta un’altra sfaccettatura della sharing economy in quanto mette in atto delle piattaforme capaci di fare incontrare le esigenze dei consumatori con i professionisti che possono provvedere a soddisfarle. Un esempio? Servizi di pulizie, consegna pasti o persino medici a domicilio! Legata al mondo dell’economia della condivisione è anche la cosiddetta Gig Economy, cioè l’economia dei lavoretti. Si pensa dunque ai fattorini, ai driver di Uber o agli assistenti virtuali. Tutti coloro che vengono impegnati in lavori temporanei. La Rental Economy si basa invece sulla possibilità di cedere o prendere in affitto o a noleggio alcuni servizi, strutture o strumenti. In un periodo storico dove comprare è sempre più un lusso e non sempre una garanzia di buon affare, l’affitto acquista sempre più importanza e dà la possibilità di maggiore flessibilità e fluidità delle esperienze.  In questo settore dell’economia dell’affitto si inserisce una particolare realtà che è quella del coworking: fenomeno nato negli USA nel 2005 è presto sbarcato anche in Italia dove si contano più di 500 realtà di coworking in tutto il territorio. Sei un freelance che ha bisogno di un computer e uno scanner a Milano? Sei una giovane start-up che ha bisogno di sale riunioni e un luogo per i propri dipendenti ma non ha abbastanza fondi? Sei uno smart worker che necessita di affittare un ufficio a Napoli? Il coworking è nato appositamente per rispondere alle tue esigenze: condivisione di spazi, di strumenti e di idee. Avere una scrivania, un computer ed una rete internet appaiono situazione in secondo piano rispetto alla capacità di relazionarsi con diversi professionisti ed aprire la mente a nuovi orizzonti. In un mondo sempre più tecnologico ed alienante, permette alla sharing economy con tutte le sue sfaccettature di svilupparsi significa permettere la condivisione a più livelli, economici ma anche sociali…e come il filosofo greco Aristotele scrisse nella sua Politica “l’uomo è un animale sociale”.