La Procura di Bari ha chiuso le indagini su una
presunta truffa commessa ai danni di un noto avvocato barese residente a Milano
che sarebbe stato raggirato dal 31enne Marco Di Bari, ingegnere e sedicente
“imprenditore di alto livello”, al quale il legale avrebbe prestato
78mila euro, mai restituiti, per due grossi progetti di estrazione e
commercializzazione di petrolio in Mozambico e in Oklahoma.

Nell’inchiesta, coordinata dal pm Michele
Ruggiero, si ipotizzano i reati di truffa aggravata e falso a carico del 31enne
e di riciclaggio e ricettazione nei confronti rispettivamente della compagna e
del padre di Di Bari. I fatti contestati risalgono al periodo tra febbraio 2018
e aprile 2019.

Il 31enne, entrato in contatto con
l’avvocato grazie alla mediazione di un altro noto studio legale barese, lo
avrebbe convinto a fargli da consulente per una società concessionaria di una
vasta area adibita ad esplorazione e commercializzazione di petrolio nella
Repubblica del Mozambico. Per questa attività, in attesa di liquidità, gli
avrebbe chiesto il prestito di 78 mila euro, necessari per avviare le
esplorazioni. Dopo alcuni mesi gli avrebbe proposto un altro progetto relativo
alla “acquisizione di asset petroliferi in Oklahoma, consistenti – si
legge negli atti – in diritti di sfruttamento di risorse e di impianti e
macchinari per l’estrazione di greggio”.

Nei due “affari” sarebbero stati
coinvolti anche altri noti professionisti, avvocati ed esperti del settore
petrolifero, tra i quali un parlamentare e l’allora gestore del fondo sovrano
dell’Oman. Il presunto truffatore, temporeggiando sulla restituzione del
prestito, avrebbe riferito anche di trattative con Eni per la cessione del
campo di perforazione in Mozambico.

Per convincere il suo interlocutore della
propria solidità economica e professionale e indurlo a credere nella serietà
degli ambiziosi progetti, Di Bari avrebbe riferito poi dell’imminente acquisto
di una imbarcazione da 50 milioni di euro, arrivando a falsificare ricevute di
bonifici e assegni.
Incassati i 78 mila euro, il denaro sarebbe
stato poi trasferito su conti correnti intestati ai familiari di Di Bari così
“da svuotare il conto della provvista delittuosa e renderne più
difficoltoso il recupero”.