No ai tamponi a tappeto per
individuare i casi positivi di coronavirus tra la popolazione pugliese, però la
task force regionale, guidata dal professore Pierluigi Lopalco, sta studiando
la possibilità di utilizzare, a campione, test rapidi. “Le autorità
regionali – si legge in una comunicazione della task force alle Asl – stanno
valutando al momento l’opportunità di eseguire indagini sieroepidemiologiche
attraverso l’utilizzo di test rapidi”.Nel documento viene evidenziato che i test
non possono essere validati come “test diagnostici individuali”
perché il livello di affidabilità è basso, però “possono essere utili a
conoscere, a livello di popolazione complessiva, la diffusione del virus nella
comunità ospedaliera o di popolazione in generale. Servono cioè ad avere una
idea della quota di popolazione che sia entrata in contatto con il virus”.
Ci sono diverse tipologie di test rapidi e la task force sta valutando quali
utilizzare sulla base della maggiore affidabilità: tra i test c’è, ad esempio,
l’Antibody Determination Kit che è stato già utilizzato in Cina; oppure il
“Simplexa COVID-19 Direct Kit” che ha ricevuto il via libera negli
Usa. La procedura è veloce, ma il risultato non affidabile come quello del
tampone: sostanzialmente, si fa un prelievo di sangue capillare, pungendo un
dito, si mette una goccia di sangue nella provetta del device, si aggiunge un
buffer specifico, si aspetta la reazione. La task force, quindi, al momento sta
valutando l’ipotesi di usare questi test rapidi sia su “un campione di
ospedali selezionati” che in “campioni della popolazione
generale”.