Letture d’agosto è un piccolo festival , giunto alla quarta edizione e curato da Oscar Buonamano e da Lea Durante per i Presidi del libro e per l’Archeoclub di Bovino.  Non è facile sollevare i piccoli paesi dell’interno dall’idea di un turismo basato sul folclore e sulla forzatura delle tradizioni: è quello che si aspettano le persone che vengono a visitarli, e troppo spesso è ciò che gli abitanti credono al massimo di poter fare.
Invece bisogna provarci, perché la distanza tra città e paese è una grandezza mobile: da un lato va allargandosi spaventosamente, perché la maggioranza della popolazione mondiale continua a migrare verso le città; dall’altro va riducendosi, perché i modelli di vita sono omologati dalla tecnologia a tutti i livelli.
Per riflettere su tutto questo l’edizione 2019 è stata denominata Paese e città. Chi va, chi torna, chi resta. Dal 10 al 13 agosto, in due delle piazze più belle di Bovino, nel cuore dei Monti dauni, si discuterà di temi legati all’alimentazione, all’ambiente, alla comunicazione, alla conservazione della memoria, alla forma della città, all’inclusione.
Nelle precedenti edizioni il festival ha ospitato autori e autrici per noi significativi, ricevendo una risposta decisamente superiore alle aspettative: gli organizzatori avevano deciso di organizzare Letture d’agosto per creare un motivo per vederci in estate, ma poi si sono accorti che il senso profondo dell’iniziativa stava nel ritorno, nel risarcimento di un luogo che è per entrambi molto ricco di senso e che, come tutte le aree montane, per giunta del Sud, sta conoscendo uno spopolamento pericoloso.
“Allora abbiamo pensato di chiedere agli amici, alle amiche – spiegano gli organizzatori -. Di chiedere aiuto a persone che come noi hanno amato e amano un paese, un piccolo paese della Puglia, come Bovino, come Turi, come Palo del colle, e che per ragioni di lavoro culturale rappresentano, possono rappresentare  una cerniera attiva tra  quel mondo e il mondo urbano. Con loro, con chi è partito, con chi è restato e con chi è tornato, vogliamo discutere attraverso i libri, attraverso il cinema e il teatro, attraverso la ricerca, e provare a pensare a una alleanza possibile fra il modello egemone della città e lo spazio periferico del paese, nella convinzione che ancora l’una abbia bisogno dell’altro per ripensare e ridefinire, in questo momento cruciale, l’equilibrio fra ambiente e specie umana. Ci siamo ispirati ai versi e alle parole di Eugenio Montale e di Elena Ferrante, due autori diversissimi, ma che hanno usato le parole che noi cercavamo: l’attaccamento e la voglia di fuggire, la nostalgia e la consapevolezza dei limiti della memoria, il viaggio e la terra”.
Il Festival, che è cresciuto un po’ ogni anno, è interamente realizzato e finanziato dal Presidio del libro di Bovino e dall’Archeoclub, ma si avvale della partecipazione e della collaborazione di molti soggetti, a partire dal Circolo Culturale Florestano Rossomani, che compie ogni anno il miracolo di diffondere e vendere i libri delle Letture, in un paese dove manca la libreria, con l’aiuto di diversi giovani volontari; per arrivare alla redazione del giornale scolastico Parola nostra, allo Sprar Alessandro Leogrande e la cooperativa Il Sipario.
“È il tempo delle migrazioni, forse lo è sempre stato – concludono gli organizzatori – ma il neobattezzato Antropocene  ci impone di avvicinarci al vecchio contrasto città campagna in modi nuovi. Non possiamo sfuggire alla riflessione sullo spazio abitato, sulla relazione con l’ambiente, sulla modello di produzione, sulla comunicazione”.